Viviamo in un territorio, quello pugliese, rinomato per la produzione di olio pregiato. Tuttavia, il nostro prezioso oro verde è soggetto ad una scarsa cultura e conoscenza. Molti, infatti, non sanno realmente la differenza tra olio d’oliva e olio extravergine d’oliva. Essendo un condimento indispensabile sulle nostre tavole, utilizzato sia crudo che in cottura, è importante conoscerne la provenienza per discernere da un olio di scarsa qualità.
Per capire come distinguere un classico olio d’oliva da un olio extravergine, è importante conoscerne la produzione, la provenienza delle olive, il suo sapore e la sua acidità. Dei fattori essenziali per comprenderne la qualità. D’altronde, sia l’olio d’oliva che quello extravergine sono estratti dalla prima spremitura delle olive ma la differenza sta proprio nelle proprietà organolettiche e nella percentuale di acidità.
Le tipologie di olio d’oliva e di sansa
Prima di chiarire le caratteristiche dell’olio extravergine d’oliva e capire perché si tratta della qualità migliore, occorre fare un excursus tra le classificazioni degli oli di oliva e di sansa:
- Olio extravergine d’oliva è il più pregiato poiché possiede notevoli proprietà organolettiche ed un’acidità inferiore a 0,8 grammi su 100;
- Olio vergine d’oliva, estratto dalla prima spremitura ma meno puro del precedente e con un indice di acidità che non deve superare i 2 grammi;
- Olio d’oliva vergine lampante, ottenuto attraverso la spremitura meccanica ma presenta difetti organolettici e un’elevata acidità;
- Olio d’oliva rettificato prodotto dalla raffinazione dell’olio lampante e differisce nel sapore e nel profumo tipico dell’olio d’oliva;
- Olio di oliva si ottiene in seguito ad una miscela di oli raffinati e oli d’oliva vergini che presentano un tasso di acidità inferiore all’1%;
- Olio di sansa grezzo, realizzato dai residui di spremitura ed estratto con solventi chimici, risultando così non commestibile;
- Olio di sansa d’oliva, si tratta di una tipologia non commestibile, privo di colore odore e acidità. Si può assaggiare solo se unito ad una certa quantità di olio vergine.
Le caratteristiche dell’olio extravergine d’oliva
La prima differenza tra olio d’oliva tradizionale e olio extravergine d’oliva deriva proprio dalle fasi di produzione. Infatti, l’olio evo è solitamente estratto a freddo, dove la temperatura non supera mai i 27°C. Questa tipologia di olio viene sottoposto ad analisi chimiche specifiche sulla composizione che devono attraversare la valutazione minuziosa degli esperti. In caso contrario non potrà acquisire la denominazione di Extravergine.
Il fattore che ci permette di capire la differenza e distinguere un vero olio extravergine d’oliva è la prova olfattiva a cui segue l’assaggio. L’olio, per esattezza va assaporato per almeno 30 secondi per captare il sapore fruttato, la giusta acidità e il retrogusto piccantino. Inoltre, l’olio extravergine deve rispondere a standard minimi stabiliti da normative europee come il Regolamento CEE n. 2568/91 e successivi aggiornamenti in merito.
Una sapiente combinazione di cultivar che donano una moltitudine di sapori e che fanno del suo utilizzo il protagonista indiscusso dei condimenti in cucina.
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